La festa di San Romedio!!
La festività di San Romedio Martire si celebra il 15 gennaio…
è una delle ultime vere feste popolari legate al SAnto Patrono di una valle, la Val di Non.“
Perdon” di Sanzeno e Festa di S. Romedio
Tradizione vuole che ogni anno in occasione della festa patronale di San Romedio il santuario dedicato al Santo si animi con celebrazioni per ottenere il “Perdon” di Sanzeno e con momenti popolari come il tradizionale pranzo a base di “trippe”. Il ricordo della festa di perde nel tempo, si tratta di una delle tradizioni più antiche e amate dagli abitanti della Val di Non.
Ecco a voi il programma della Festa;
Alle 09.00 con Livio si parte per il Tradizionale pellegrinaggio al Santuario di San Romedio, sosta al santuario per la Santa messa, e pausa per un brulè e per i più coraggiosi il primo piatto di Trippe. Il pellegrinaggio continua verso Sanzeno, con sosta al ristorante Mulino, dove ci si ferma per il tradizionale pranzo con piatti tipici della festa, sulla via del ritorno sosta ai Masi di Tavon per la merenda e quindi ritorno in hotel per le 16.00
Dalle 20.30 in Taverna Festa di San Romedio con Trippe, Baccalà e musica dal Vivo per tutti.
Le leggende di San Romedio
L’immaginario popolare descrive San Romedio in due principali leggende raccolte all’interno del genere letterario dei “fioretti”. Entrambe sono ambientate nell’ultimo periodo della vita del santo.
La prima, la più nota, si rifà ad un particolare episodio della vita di San Romedio, trovatosi a dover fronteggiare un orso. Romedio volle recarsi a Trento per un ultimo saluto al suo vescovo Vigilio. Chiese a un suo discepolo di sellare il cavallo, ma questi tornò indietro terrorizzato, poiché c’era un orso che stava sbranando il cavallo. Il vecchio eremita non si scompose, e disse di mettere le briglia all’orso. Davide si fidò e vide che l’orso piegava il capo e si abbassava tranquillo per farsi mettere sella e briglie. Il santo così potè raggiungere Trento a cavallo dell’orso. Ricordando questo episodio, nel 1958 il senatore conte G. G. Gallarati Scotti, membro d’onore del comitato di fondazione del WWF in Italia, comprò Charlie, un orso destinato a morire perchè la sua pelle fosse venduta, e lo donò al santuario di San Romedio. La Provincia autonoma di Trento oggi tiene sotto tutela gli ultimi orsi bruni delle Alpi nel gruppo del Parco dell’Adamello sul Brenta e accanto al santuario si prende cura di orsi nati in recinto a Trento. L’intento è che un domani, qualora ve ne fosse bisogno, potranno essere utili per evitare la scomparsa dei pochi rimasti liberi nel bosco.
La seconda leggenda narra proprio dell’ultimo incontro tra Romedio e Vigilio, in cui Romedio congedandosi dall’amico, gli dice che quando sentirà suonare la campanella della sua Chiesa saprà che lo sta avvertendo della sua dipartita. La leggenda narra che così accadde e che Vigilio, al suono della campanella, si raccolse in preghiera con tutta la città di Trento per la morte del santo.
Vita di San Romedio
La figura di San Romedio è un chiaro esempio del fenomeno dell’eremitismo, sviluppatosi in Europa a cavallo tra il X e l’XI secolo. Romedio appartiene a una ricca famiglia della prima nobiltà bavarese- tirolese, è signore del castello di Thaur, vicino ad Innsbruck, è padrone di ricche saline nella valle dell’Inn ed ha molti uomini al suo servizio. Nel corso di un pellegrinaggio a Roma decide di ritirarsi ad una vita di penitenza, dona tutti i suoi averi e possedimenti alla Chiesa, e sceglie di appartarsi in un luogo isolato per dedicare la sua vita a Dio. Vive in completa austerità, pregando immerso nella natura ed abitando nella grotta, dove ora sorge il santuario.
Commenti
Heila, martedi alle 7.30 facciamo una diretta tv. Perche non organizziamo la trippata perquell ora? Ciameme 3355365090