Il Santuario di San Romedio a pochi passi dal Pineta!
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Il santuario di San Romedio è un santuario dedicato alla figura di San Romedio – situato su un ripido sperone di roccia, nello splendido scenario naturale della Val di Non.
Il santuario è costituito da cinque chiese costruite nell’arco di circa novecento anni fra il 1000 e il 1918. Le cinque chiese sono state costruite a ridosso di una ripida parete di roccia e sono unite tra loro dai 131 gradini di una spettacolare scalinata.
Storia
Romedio era vissuto tra il IV e il V secolo, erede di una ricca famiglia bavarese, signore di un castello nei pressi di Innsbruck e proprietario di saline nella valle dell’Inn, dopo un pellegrinaggio a Roma dona tutti i suoi beni alla chiesa e si ritira in eremitaggio nella Val di Non in alcune grotte esistenti ancora nei pressi del Santuario. Lo seguono i compagni Abramo e Davide. Un giorno doveva recarsi a Trento per salutare Vigilio, il vescovo della città, e chiede a Davide di sellargli il cavallo, il discepolo torna con la notizia che un orso aveva sbranato il cavallo, Romedio non si scompone e gli ordina di sellare l’orso, che docilmente si lascia mettere la sella e conduce Romedio fino a Trento. Quest’episodio è ricordato da una statua lignea posta accanto ad un arco trionfale posto all’ingresso del Santuario.
Il culto a San Romedio venne riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa nel 1300 e la devozione al Santo si incrementò molto nel XV secolo, quando il Santuario venne affollato da molti pellegrini che portavano ex voto
La chiesa originaria intitolata a San Romedio è sorta attorno al 1000 sulla tomba del Santo con le pietre portate fin lassù dagli antichi pellegrini. Nel 1489 fu iniziata la costruzione della seconda chiesa dedicata a San Giorgio, poi nel 1514 fu costruita la chiesa di San Michele e nel 1536 la chiesa maggiore di San Romedio. Per ultima fu eretta nel 1918 la chiesa dell’Addolorata, in segno di ringraziamento alla Vergine per la quiete ritrovata dopo la tragedia della Prima guerra mondiale.
All’interno del Santuario sono custoditi molti artistici ex voto del XV, XVI e XVII secolo, nella prima chiesa di San Romedio affreschi raffiguranti la “Madonna con Bambino”, l’Ultima Cena” e una serie di angeli e Santi. Nella chiesa di San Giorgio gli affreschi delle volte raffigurano i Dottori della Chiesa e i simboli degli Evangelisti. Nella chiesa di San Michele, sopra l’altare una Pala del XVI secolo che raffigura l’Arcangelo Michele che ricaccia Lucifero all’Inferno. Nella chiesa Maggiore di San Romedio la Pala dell’altare raffigura San Romedio con l’orso al guinzaglio, mentre gli affreschi delle pareti raffigurano i dodici Apostoli e l’Annunciazione e l’Assunzione della Madonna.
La festività di San Romedio Martire si celebra il 15 gennaio.
ecco a voi il programma della Festa;
Alle 09.00 con Livio si parte per il Tradizionale pellegrinaggio al Santuario di San Romedio, sosta al santuario per la Santa messa, e pausa per un brulè e per i più coraggiosi il primo piatto di Trippe. Il pellegrinaggio continua verso Sanzeno, con sosta al ristorante Mulino, dove ci si ferma per il tradizionale pranzo con piatti tipici della festa, sulla via del ritorno sosta ai Masi di Tavon per la merenda e quindi ritorno in hotel per le 16.00
Dalle 20.30 in Taverna Festa di San Romedio con Trippe, Baccalà e musica dal Vivo per tutti.
Durante l’estate nel Santuario si svolgono una serie di manifestazioni culturali e musicali nell’ambito dell’”Estate Romediana”.
Vita di San Romedio
La figura di San Romedio è un chiaro esempio del fenomeno dell’eremitismo, sviluppatosi in Europa a cavallo tra il X e l’XI secolo. Romedio appartiene a una ricca famiglia della prima nobiltà bavarese- tirolese, è signore del castello di Thaur, vicino ad Innsbruck, è padrone di ricche saline nella valle dell’Inn ed ha molti uomini al suo servizio. Nel corso di un pellegrinaggio a Roma decide di ritirarsi ad una vita di penitenza, dona tutti i suoi averi e possedimenti alla Chiesa, e sceglie di appartarsi in un luogo isolato per dedicare la sua vita a Dio. Vive in completa austerità, pregando immerso nella natura ed abitando nella grotta, dove ora sorge il santuario.
Le leggende di San Romedio
L’immaginario popolare descrive San Romedio in due principali leggende raccolte all’interno del genere letterario dei “fioretti”. Entrambe sono ambientate nell’ultimo periodo della vita del santo.
La prima, la più nota, si rifà ad un particolare episodio della vita di San Romedio, trovatosi a dover fronteggiare un orso. Romedio volle recarsi a Trento per un ultimo saluto al suo vescovo Vigilio. Chiese a un suo discepolo di sellare il cavallo, ma questi tornò indietro terrorizzato, poiché c’era un orso che stava sbranando il cavallo. Il vecchio eremita non si scompose, e disse di mettere le briglia all’orso. Davide si fidò e vide che l’orso piegava il capo e si abbassava tranquillo per farsi mettere sella e briglie. Il santo così potè raggiungere Trento a cavallo dell’orso. Ricordando questo episodio, nel 1958 il senatore conte G. G. Gallarati Scotti, membro d’onore del comitato di fondazione del WWF in Italia, comprò Charlie, un orso destinato
a morire perchè la sua pelle fosse venduta, e lo donò al santuario di San Romedio. La Provincia autonoma di Trento oggi tiene sotto tutela gli ultimi orsi bruni delle Alpi nel gruppo del Parco dell’Adamello sul Brenta e accanto al santuario si prende cura di orsi nati in recinto a Trento. L’intento è che un domani, qualora ve ne fosse bisogno, potranno essere utili per evitare la scomparsa dei pochi rimasti liberi nel bosco.
La seconda leggenda narra proprio dell’ultimo incontro tra Romedio e Vigilio, in cui Romedio congedandosi dall’amico, gli dice che quando sentirà suonare la campanella della sua Chiesa saprà che lo sta avvertendo della sua dipartita. La leggenda narra che così accadde e che Vigilio, al suono della campanella, si raccolse in preghiera con tutta la città di Trento per la morte del santo.
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